CULTURA ESCLUSIVO

Vi state morendo. Lettera ad una comunità inattuale

Carissimi fumatori,

siete degli imbecilli. Perdonerete la captatio benevolentiae alla quale non ho saputo resistere, nonché l’arroganza e la presunzione di chi vi scrive, in quanto non privo di vizi. Tuttavia siete voi turchi e ciminiere oggetto della presente, sicché proseguirò con il mio affettuoso monologo epistolare.

Or bene, vi domanderete più o meno: «Ma cosa diavolo vuole costui da noi?». Giusto, prima di tutto lo scopo di queste parole. Il mio intento è di offendervi. Limitarsi ad informare e in taluni casi spaventare, mi sembra ormai noioso e soprattutto inutile, poiché inefficace. La conoscenza è già da molto tempo a vostra disposizione. Rispetto ai nostri nonni o ai nostri genitori, che ignoravano gli effetti del fumo (si pensava rilassasse) e che dunque non hanno colpe, noi tutti siamo ben consapevoli dei rischi che corriamo. Lo riportano addirittura i pacchetti, con enunciati che dovrebbero raggelarvi e che esigono la seguente considerazione. D‘accordo, è stato imposto loro; ma se perfino chi da simili avvertimenti dovrebbe economicamente risentirne vi ricorda il possibile decesso, quale contraddizione mentale vi oscura il retto da farsi? Akrasici! La verità è che le multinazionali tabagiste conoscono i loro clienti, i super uomini che pensano che di qualcosa si deve pur crepare. Siete imbarazzanti.

Ma cominciamo dal principio, vi ricordate? A scuola, quando per scarsa personalità non avete potuto fare a meno di provare la prima sigaretta. Lo facevano tutti, era un segno distintivo, un aiuto alla socializzazione. Ecco, il primo capitolo è questo: inizio perché sono debole. La dipendenza fisica a quella zoccola della nicotina e soprattutto quella psicologica al gesto (capitolo secondo. Il terzo è un potenziale cancerogeno epilogo che lascio scrivere a voi) è solo successiva. Siete stati stuprati in età adolescenziale e continuate ad esserlo, con il vostro consenso. Quando (non ‘se’, poiché mi rivolgo a tutti voi e a qualcuno di certo capiterà) un giorno della vostra esistenza, vi usciranno deiezioni dall’ano e lacrime dagli occhi, sarà un momento indubbiamente più emozionante rispetto a dieci minuti su Facebook, un momento di vita vera, ma una vita che potrebbe essere effimera. Non potrete denunziare nessuno, se non la vostra ignavia. Vi convincete di essere al sicuro perché appartenenti ad una comunità, ma «quando si muore, si muore soli», con al massimo qualche ricordo sbiadito dai rimorsi. Pensare che il male capiti sempre agli altri, che sia qualcosa di astratto, reale solo al cinema, è di una limitatezza disarmante: ognuno di noi è l’altro per gli altri.

Ve lo concedo. Tra fumo e morte non sussiste connessione causale. Puoi fumare tutta una vita e spirare vecchio, felice durante l’amplesso semestrale, mentre un salutista in un letto d’ospedale sta rimpiangendo di non aver vissuto con qualche vizio in più. Ma il punto è proprio questo: non è detto, ma è possibile, quindi perché aumentare la probabilità? Mi direte: «E lo smog? Una pessima alimentazione?». Certo. Che acuti. Io dico: facciamo ciò che ragionevolmente possiamo. Puoi evitare lo smog? Non direi, o per lo meno non dipende solo da ogni singolo individuo.

Un’altra cosa di cui non mi capacito, è come un essere apparentemente dotato di ratio non riesca a compiere un’azione elementare per evitare di infierire su se stesso: una volta consumato le Vostre, accidenti, bonificate l’ambiente! Riuscite nell’impresa di respirare il fumo fumato. È una meravigliosa opera d’arte masochistica. Non ditemi che siete dipendenti anche dal fumo passivo. No, semplicemente non ci pensate. Amici miei, non siete altro che schiavi. Anzi peggio, perché ad una certa altezza della Storia gli schiavi hanno lottato per mutare la propria condizione. Siete servi. E tutte le mattine indossate le vesti da maggiordomi del vostro padron Tabacco. Siete gli alcolizzati della nicotina. A questo vi paragono, ad un alcolizzato perso nei meandri del suo ricercar un soddisfacimento etilico. Non potete assimilarvi ad una qualsiasi persona che alza il gomito durante il fine settimana, nossignore. Voi bevete costantemente, ogni giorno più volte al giorno. Alcolizzati! Mi permetto di consigliarvi l’ebbrezza di uno scatto d’orgoglio, provate ad essere proprietari del vostro corpo, perché non avete mai fumato una sola sigaretta in vita vostra: sono state loro a farsi fumare.

Che dite, ‘troppa morale’? E da quando questo termine ha assunto un’accezione negativa? Direi piuttosto ‘tanta morale’ e non salutista, più che altro contenitiva. Non sono nemmeno uno di quegli inguaribili pessimisti. Lo definisco «realismo probabilistico».

Nel congedarmi vi auguro buona fortuna (ne avete bisogno), vi confesso che non ho per niente fiducia in voi, vi segnalo che ogni anno nel mondo 6 milioni di persone terrorizzate salutano l’unico giro di giostra che ci è consentito (non siete migliori di loro, ma solo, per il momento, più fortunati), e vi domando se non vi spaventi l’idea di rischiare per l’eternità la compagnia di quella celeste pittima di Giovanni Veronesi.

Un ultimo suggerimento. Non umiliatevi ulteriormente facendo qualsiasi cosa concerni la superstizione, perché il vostro futuro, come quello di tutti, non dipende da queste parole, ne da altro che non siate voi.

                                                                                                                                                                                                                                                         Commendator Metastasi

 

FONTE : STRANILUOGHI – INFORMAZIONE LIBERA

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