Impegno del governo Italiano all’ultima riunione NATO al raggiungimento del 2% del PIL come spesa militare oltre alla modernizzazione delle armi nucleari presenti nel territorio Italiano.
Ulteriori impegni assunti dal governo italiano nell’incontro dei 29 ministri NATO della difesa rappresentati da Roberta Pinotti tenutosi il 14 e 15 Febbraio 2018
NATO: Ministeriale Difesa approva creazione due nuovi Comandi
Il nuovo comando congiunto per l’Atlantico (Joint Force Command for the Atlantic) si concentrerà sulla protezione delle linee di comunicazione marittima tra il Nord America e l’Europa, oltre che sulla protezione delle infrastrutture critiche. Il secondo comando avrà invece un compito di sostegno per migliorare il movimento rapido delle truppe e dell’equipaggiamento in Europa. Dai Ministri è arrivato inoltre il via libera a un nuovo centro per le operazioni cyber.
Altro tema al centro della due giorni di Bruxelles, le spese per la difesa degli alleati, nell’ottica di muoversi verso l’obiettivo del 2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) per le spese militari.
A tal proposito il Ministro Roberta Pinotti, ha confermato che l’Italia tende a rispettare la richiesta Usa di destinare il 2 per cento del Pil per le spese della difesa entro il 2024, tenuto conto delle esigenze del Paese e delle sue condizioni di crescita:
Abbiamo sottoscritto un documento che diceva che dobbiamo tendere al 2% nel 2024 in relazione anche alle condizioni di crescita del Paese. In questi anni abbiamo stabilizzato la spesa per la difesa e cominciato a aumentarla – Roberta Pinotti
“Continueremo su questa strada che è una strada di responsabilità” – ha aggiunto, evidenziando come l’efficienza e la capacità delle Forze armate italiane è dimostrata sul campo e riconosciuta da tutti “il che vuol dire che anche se non siamo ancora al 2 per cento i soldi li stiamo spendendo e li stiamo spendendo bene”.
23 milioni di euro per aggiornare i siti delle B61
Nell’ultimo rapporto MIL€X 2018 (Osservatorio sulle spese militari italiane) viene descritto le spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche americane B61 nelle basi italiane (23 milioni solo per l’aggiornamento delle apparecchiature di sorveglianza esterna e dei caveau conteneti le B61 all’interno degli undici hangar nucleari della base bresciana) e alle spese di stazionamento del personale militare USA addetto e di mantenimento in prontezza di aerei e piloti italiani dedicati al nuclear strike. Le spese italiane di supporto alle 59 basi USA in Italia sono di 520 milioni l’anno”.
La garanzia politica
Le B61, più che una forza di reazione rapida (non sarebbero sufficientemente potenti per decapitare la linea di comando nemica, mentre il concetto scalare è prettamente letterale) dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale.
