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L’UCRAINA SI PREPARA AD UNA NUOVA GUERRA

Approvata legge di reintegrazione del Donbass

Il provvedimento definisce la Russia come “Paese aggressore”: di fatto Kiev passa ad una gestione militare della crisi. Immediata la risposta ufficiale di Mosca: “L’Ucraina si prepara ad una nuova guerra”

Il 18 Gennaio 2018 il parlamento ucraino ha approvato la cosidetta legge sulla reintegrazione del Donbass. In tutto 280 parlamentari hanno votato a favore del documento, in cui la Russia viene definita come “Paese aggressore”, mentre il territorio delle repubbliche separatiste di Donetsk Luhansk è indicato come “temporaneamente occupato”.

Una notizia altamente allarmante di cui le maggiori agenzia di stampa internazionali e nazionali si sono “dimenticati” di raccontare.

Questo particolare sposta il confronto su un piano completamente diverso, con la possibilità che si arrivi a conseguenze negative di grande portata. Il documento conferisce al presidente Petro Poroshenko  il diritto di utilizzare le forze armate nella regione, in tempo di pace, per garantire la sovranità del paese. Ciò legittima l’uso dell’esercito senza alcuna dichiarazione di guerra.

Petro Poroshenko
Petro Poroshenko Presidente Ucraino

Le Forze Armate Ucraine (VSU) partecipano già alle operazioni militari nel Donbass, tuttavia, con questa legge, le loro attività vengono regolamentate anche in campo legislativo. Fino ad ora Kiev ha sempre definito le sue operazioni militari nel Donbass come ATO (Operazione Anti-Terrorismo).

Nel disegno di legge è stato inoltre escluso il punto relativo all’attuazione degli accordi di Minsk per la risoluzione del conflitto. Al suo posto, si propone di fare affidamento alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il Donbass.

Poroshenko è convinto, grazie a questa legge, di poter mandare un segnale importante sul destino della Crimea e del Donbass, secondo il presidente, ancora “parti integranti” dell’Ucraina. Ecco le sue parole su Facebook: “Continueremo a spianare la strada con mezzi politici e diplomatici per il reintegro delle terre ucraine occupate”.

Non sono tardate le reazioni dei leader delle autoproclamatesi Repubbliche del Donbass. Alexandr Zakharchenko capo della Repubblica Popolare di Donetsk (DNR), non ha nascosto le sue perplessità: “Poroshenko ha dichiarato che (tale legge) ci avrebbe dato la possibilità di tornare più rapidamente in Ucraina. Nel suo significato questa legge consentirà di sciogliere le mani ai militari ucraini e d’introdurre la legge marziale”. Sempre secondo Zakharchenko, Kiev non vuole una soluzione pacifica del conflitto, ma “si prepara a combattere e quindi predispone una piattaforma politica”.

Alexandr Zakharchenko
Alexandr Zakharchenko – Presidente della Repubblica popolare di Doneck

Un dato certo è che, con questa legge, l’Ucraina si ritira dagli accordi di Minsk. Epilogo abbastanza prevedibile in considerazione del fatto che Kiev non ha mai riconosciuto alcuna soggettività alle due Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk.

Gli Stati Uniti dietro l’adozione della legge sulla reintegrazione del Donbass

Il capo del comitato del Consiglio della Federazione per gli affari esteri Konstantin Kosachev ha comunicato sulla propria pagina Facebook che dietro la recente legge di Kiev sulla reintegrazione del Donbass ci sono gli americani.

È una situazione estremamente pericolosa. Una tendenza estremamente inquietante. Apparentemente, il braccio di ferro è iniziato tra Washington e Bruxelles, dove l’Ucraina non è altro che un cambiamento nell’arena globale. Secondo alcuni rapporti, è stata di Washington, nonostante la posizione di Bruxelles, ad insistere sulla rapida adozione della legge sull’integrazione del Donbass, e che sia stato Trump ad offrire a Nazarbayev di abbandonare il gruppo di Minsk, e non viceversa

Konstantin Kosachev

Ricordiamo che l’11 dicembre 2017 Trump ha firmato una legge, sul budget della difesa degli Stati Uniti per il 2018, che prevede lo stanziamento di 350 milioni di dollari sotto forma di assistenza militare all’Ucraina. La legge autorizza la fornitura a Kiev di armi letali di “natura difensiva”, inclusi i missili anticarro Javelin (missili con un raggio d’azione di 2-3 km, dotati di altissimo potere di penetrazione).

Anche se dall’inizio della guerra USA e NATO non hanno mai fatto mancare il loro supporto a Kiev, con tale provvedimento gli Stati Uniti ampliano significativamente i parametri del loro sostegno all’Ucraina nel campo della sicurezza e della difesa.

Gli USA in questi anni hanno già fornito all’Ucraina diversi equipaggiamenti “non letali”: radar antimissile, giubbotti antiproiettile, visori notturni, presidi medici, razioni alimentari… anche veicoli multifunzione Humvee (che l’esercito americano sta gradualmente sostituendo con i nuovi JLTV della Lockheed Martin).

Dall’inizio della guerra, presso il Combat Training Center di Yavoriv, nell’Ucraina occidentale, opera la Joint Multinational Training Group-Ukraine, la missione di addestramento condotta dalle forze statunitensi a sostegno dell’Ucraina.

Combat Training Center
Combat Training Center Yavoriv

Fino ad ora lo scopo strategico della presenza militare americana nel paese, principalmente, è stato quello di addestrare e rendere l’esercito di Kiev in grado di operare e d’interagire con il sistema militare della NATO, non solo con l’esercito USA, ma anche con altri membri dell’Alleanza, soprattutto Polonia e Repubbliche Baltiche.

Dopo i tentativi falliti da parte dell’Ucraina di internazionalizzare il conflitto, se non con un appoggio diretto della NATO, almeno con l’introduzione di truppe occidentali sotto l’egida dell’ONU nei territori delle due Repubbliche fino al confine con la Russia, sembra che Kiev stia ora perdendo la pazienza e voglia passare alle maniere forti.

Bisogna però valutare se l’escalation che seguirà all’applicazione della legge sulla “reintegrazione del Donbass” sarà solo l’ennesima sfida alla Russia, o se, invece, anticiperà la preparazione di una nuova offensiva militare da parte di Kiev per reintegrare definitivamente il Donbass con la forza.

Una nuova opzione militare, per reintegrare i territori secessionisti certamente

Ucraina Guerra
I membri delle forze armate dell’auto-proclamatoa Repubblica popolare di Donetsk si riuniscono ad un posto di blocco a Vuhlehirsk, nella regione di Donetsk REUTERS/Maxim Shemetov

determinerà delle perdite impressionanti di civili. Predisponendo le forze armate a questo compito, la definizione “reintegrazione” suona come un eufemismo. I territori da reintegrare hanno milioni d’abitanti, ai quali bisognerebbe almeno prospettare quali sarebbero i vantaggi di un eventuale ritorno all’interno dell’Ucraina. Da parte di Kiev non c’è stata nessuna “conquista dei cuori e delle menti” in questi anni.

Rimane poi l’incognita “Russia”. Quale sarà la sua reazione, anche alla luce del fatto che ora è stata trascinata in campo con l’accusa di essere “Paese-aggressore”?

Se gli Stati Uniti si sentono legittimati a mandare armamenti e truppe per aiutare gli ucraini a ragion maggiore i russi confinanti avranno altrettante, se non addirittura più ragioni, per aiutare i russofoni del Donbass. Un’offensiva su vasta scala contro le due Repubbliche, non si farà attendere a lungo e potrebbe scattare a marzo, quando il governo russo sarà pienamente assorbito dalle elezioni presidenziali.

Fonte AnalisiDifesa, Reuters

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