Stiamo vivendo un’epoca storica qui in Europa del sud e dell’est, la fine del lavoro.
Lo apprendiamo dai mezzi di informazione ogni giorno e dai nostri conoscenti o amici che purtroppo l’hanno perso.
Il lavoro sta diminuendo a causa delle nuove macchine e dei processi di produzione e di pianificazione che riducono la necessità di lavoro umano e l’utilizzo di materiali e tempo.
Per l’uomo il lavoro fisico è destinato a contrarsi considerevolmente con l’avvento dei robots ad intelligenza artificiali nei prossimi decenni.
Gli Stati Uniti hanno programmato di sostituire i soldati con unità robotiche entro i prossimi dieci anni.
I nuovi aerei da caccia di quinta generazione attualmente in fase di collaudo dovrebbero essere gli ultimi ad essere pilotati dall’uomo.
In questi ultimi 100 anni il tempo impiegato per produrre un determinato bene è diminuito enormemente e con esso si è ridotto il tempo lavorativo del lavoratore ma non in maniera proporzionale.
Per produrre una certa tipologia di beni meno persone lavorano lo stesso tempo di circa 30 anni fa, la parte di lavoratori eccedenti si è impiegata in altre attività apritesi attraverso l’impiego di nuove tecnologie o perché fornenti un nuovo bene per una nuova tipologia di offerta.
L’avvento di una nuova tecnologia o di un suo consistente implementamento produce comunque una fuoriuscita di lavoratori che non riesce a ricollocarsi totalmente sul mercato se non utilizzando la compensazione dei mercati esteri; è ciò che sta facendo la Cina in questo momento, esporta i suoi beni in tutto il mondo grazie al suo costo inferiore, per vari motivi, e malgrado i suoi implementi tecnologici la disoccupazione è sotto controllo.
La rendita dell’aumentata produttività non si è proporzionalmente trasferita al lavoratore ma è andata, specialmente in questi ultimi 10 anni, quasi integralmente alla società proprietaria dell’attività di produzione. I lavoratori infatti usano lo stesso tempo durante la giornata, ma producono di più, grazie ad una velocità aumentata ed in modo migliore, per mezzo di nuovi strumenti di cui sono dotati.
Al contempo però, grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, come computers portatili, tablets e smart phones, l’orario di lavoro si è esteso anche al di fuori dell’azienda, diminuendo quello personale con le conseguenze di aumento dello stress e dei correlati annessi.
Pertanto negli ultimi dieci anni, una parte della popolazione di lavoratori ha visto aumentare il suo lavoro ed i correlati e diminuire di converso la sua rendita.
Le attività lavorative, in talune aziende, hanno subito una certa varianza, passando da attività conseguenza risultato a risultato finale a prescindere dell’attività.
Certe aziende hanno invertito l’ordine di produzione, ponendo gli obiettivi al di sopra dell’attività lavorativa ed in taluni casi creando uno scollegamento reale ed oggettivo da pianificazione a produzione realizzando a volte l’impossibilità di raggiungere taluni traguardi.
In questo contesto l’attività del lavoratore diventa fallimentare, e potrebbe vivere a livello personale la frustrazione per non aver potuto completare la sua attività nei modi e nei termini previsti.
Negli ultimi anni durante le presentazioni delle pianificazioni aziendali alla stampa, si sente usare il termine anglosassone “business plan” correlato da varie cifre di investimento, tale investimento per tale prodotto, tale per altro, oppure cash flow; tutti termini di carattere economico, che poco hanno a che fare con l’oggetto della produzione, del suo aspetto, dei suoi contenuti tecnologi, dei suoi valori.
Vi sono molte aziende d’auto che comunicano agli organi di stampa in questi termini parlando di un loro nuovo modello, l’informazione del valore è specificatamente deputata alla stampa specializzata.
Un tempo, le comunicazioni ai clienti erano più dettagliate, più valoriali, si parlava delle caratteristiche intrinseche dell’oggetto proposto, nel caso di un’auto se aveva le sospensioni totalmente indipendenti o una determinata tipologia di freni che la rendeva più sicura.
Il contenuto tecnologico, la parte materica più pesante di certi automobili, si è al contempo involuta, il modello successivo monta sospensioni più semplici, ne consegue più economiche ma meno efficaci delle precedenti, pertanto meno sicure.
Nel campo del marketing una parte delle vendite sono pensate in base alla qualità percepita di un determinato oggetto, non più le sue qualità intrinseche.
Vi sono infatti “beni” che non sono esattamente tali per quelli che essi appaiono ma deperiscono molto più velocemente.
L’aspetto prettamente economico ha profondamente mutato il lavoro, il modo di pensarlo, di finalizzarlo.
Il lavoro è la realizzazione di un bene, sia esso materiale o intellettuale.
Il significato della parola stesso, “bene” è di fatto superata sempre più spesso.
L’attività lavorativa è sempre più progettata, orientata per il solo lucro, per il solo scopo di generare profitto, è il profitto che governa il lavoro e non viceversa; è invece il lavoro che per la sua stessa natura che realizza il guadagno attraverso la produzione di un bene particolarmente apprezzato per le sue doti estetiche o per la qualità intrinseche che offre.
La civiltà post industriale sta sovvertendo l’ordine cronologico, di causa effetto, dal valore al non valore.
L’attuale sistema economico della rendita ecomomica, della massimazione del profitto sta depauperando il valore del lavoro portandolo ad essere solo una conseguenza del processo lavorativo di produzione.
Il lavoro in passato, principalmente, era basato sull’agricoltura, e sulla sussistenza da questa.
Era vitale, necessario, rispettare il bene primario a disposizione, la terra, perché producesse sufficiente raccolto anche l’anno seguente, la non osservanza di tale regola avrebbe portato a problemi gravi di sopravvivenza della comunità.
Il lavoro andava fatto bene, secondo regole collaudate da generazione in generazione, era obbligatoriamente onesto, l’uomo non prendeva quanto la terra non poteva darle e lei lo ripagava offrendogli abbondanza l’anno seguente.
In questa condizione di vita, ogni oggetto aveva la sua funzione e le sue qualità, e tutto era spinto alla massima efficienza pur nella semplicità e nella povertà.
Michele
STRANILUOGHI