Sono stato in Russia questa estate.
E mi sono sorpreso di quando mi sentissi più libero in quel grande paese da sempre considerato patria del controllo rispetto all’Italia.
Sull’aereo per Mosca ho conosciuto una ragazza piena di energia, di vita, coraggiosa, capace di avere già all’attivo più di 25 lanci con il paracadute!
Lei mi ha aperto una finestra per un mondo conosciuto all’inizio grazie ai telegiornali attraverso l’ormai pensionato corrispondente della rai a Mosca Demetrio Volcic.
Al controllo dei passaporti in aeroporto la prima piacevole sorpresa, non mi chiedono di compilare, quella piccola form in cui si scrive dove si alloggerà, e dove si andrà ma viene riempita direttamente dal poliziotto di turno.
Fuori dall’aeroporto, non molto grande, per una popolazione di 25 milioni di abitanti stimata, il cielo era a cumoli, e l’aria era abbastanza leggera ed asciutta.
Mosca mi ha mostrato il suo volto di megalopoli fatta di superstade che la cingono troppo strette per soddisfare la portata del traffico che la attraversa a tutte le ore.
Il traffico è asfissiante, sfinente ai limiti della follia ed inizia subito fuori l’aeroporto o nei pressi della città, quando provenendo da fuori già ad una cinquantina di chilometri si capisce l’approssimarsi alla capitale dal grande numero di camion che quasi d’incanto si materializzano.
La Russia è il più grande paese del mondo ma le sue strade sono più piccole di quelle italiane, o comunque di quelle che necessiterebbe, mancano infatti sottopassi o sovrappassi ferroviari e così fuori dall’aeroporto si può rimanere in coda per più di un’ora aspettando che arrivi il proprio turno ad in incrocio a “T” che distribuisce il traffico proveniente da un’altra arteria importante.
Bisogna avere pazienza in Russia e sapere aspettare.
Fuori le strade che portano alle città sono dritte, in mezzo alla foreste per centinaia di chilometri, quasi senza incroci, senza campi coltivati ai lati, ma solo foreste e qualche enorme varco d’erba, una specie di vallata piatta, uno squarcio basso tra le cime alberate.
L’asfalto è abbastanza buono, le strade vengono allargate ma le regole di circolazione sono poche e si può superare anche da destra.
All’inizio sembra pura follia, e lo è in parte; sono stato testimone di incidenti appena accaduti tra mezzi pesanti ed auto dai brutti esiti, poi ci si abitua, ci si affida al conducente ed al proprio destino.
C’è luce, sempre luce fino alle 23.30 inoltrate e riprende alle 3.30, le giornate d’estate non terminano mai, è fantastico!
Il centro è ricco di sensi unici che la rendono una specie di labirinto se percorsa in auto.
Lungo uno degli anelli di superstrada che la abbracciano si scorgono altissimi palazzi dell’epoca sovietica, hanno l’aspetto tetro ed hanno un’altezza elevatissima sembrano della cattedrali, delle astronavi dormienti con le loro torri e decori sinistri, sembrano testimoni di un’altra civiltà, dura e severa.
I parchi nella città sono enormi, quasi delle foreste da quanto sono vasti ed incorporano quasi sempre un laghetto, la gente passeggia o li attraversa in bicicletta.
Iniziano sempre con un paio di colonne imponenti bianche decorate con cornici che ne danno nobiltà ed importanza affiancate da un’inferriata in ferro battuto.
Le città che ho potuto visitare mostravano lati opposti, bellezza, vita e povertà.
Anche le strade in pieno centro, fuori dal nastro d’asfalto sono circondate da polvere, terra; le strade di fatto terminano nella terra, i marciapiedi non sono così presenti.
Molte vie laterali sono prive di asfalto con buche anche enormi, i lavori di manutenzione sono fatti con pochi mezzi e tanto lavoro manuale.
La gente è più semplice, più dura ma anche più immediata, diretta.
Si definiscono freddi, ed in parte lo sono, alcuni hanno una carnagione bianchissima che non ho visto da nessuna parte.
Gli piace festeggiare bere e mangiare, sembra che non abbiamo paura delle nostre paure.
Sono colti, conoscono molto di più il nostro mondo di quanto noi conosciamo il loro.
Parlano poco l’inglese, ma non è per pigrizia, semplicemente non gli serve, loro non sono stati conquistati come da noi, sia commercialmente che politicamente dall’America e da tutto lo stile di vita occidentale.
Sono lontani dal nostro mondo sia geograficamente che di mentalità.
L’educazione è poco considerata a livello governativo, gli insegnanti sia della scuola che i docenti universitari vengono pagati poco sopra i 200 euro al mese.
Il lavoro non manca, la Russia richiede lavoratori dalle ex repubbliche sovietiche per le mansioni più semplici, ma il lavoro non viene molto retribuito, alle volte è necessario avere un secondo per soddisfare le aspettative di un buon stile di vita specialmente nella capitale.
Chi intraprende invece con discreto successo la libera professione può godere di una disponibilità economica anche molto elevata con belle case e macchine tedesche.
La natura li circonda, una natura severa, durante le giornate d’estate il cielo non è quasi mai limpido, ma sono quasi sempre presenti nuvole cumuliformi e un po’ di brezza e sulle città anche qualche scia chimica.
Conoscono molto di più la natura di noi, una bimba di nove anni sapeva il nome di tutti gli alberi che incontravamo, dei fiori e di tutte le verdure negli orti.
Fuori della città infatti si vedono spesso le serre, sono necessarie anche d’estate per far sviluppare completamente i pomodori far maturare i pomodori che altrimenti non riuscirebbero a maturare completamente.
Sono stato accolto bene, ho avuto l’onore di incontrare persone generose, brillanti e dall’ospitalità quasi mediterranea.
E’ un popolo tranquillo che vuole vivere in pace e vivere meglio dopo anni di povertà.
Ho incontrato persone che erano preoccupate per la guerra in Ucraina, che proprio in quei giorni aveva incrementato di intensità gli scontri armati.
Erano vivamente tristi per i parenti e conoscenti che viveva laggiù; le notizie sul conflitto rimbalzavano tutti i giorni sui telegiornali nelle aperture mostrando immagini di bombardamenti.
Ho visto negli uffici di immigrazione dei profughi ucraini che si erano spinti lontano fino a un migliaio di chilometri dal loro paese, una donna piangeva ogni tanto presa da crisi isteriche.
A questa gente a questa terra, ora i nostri governanti hanno iniziato a fare la guerra, economica, con le sanzioni ma le guerre si sa, si fanno sempre per i soldi ed il potere e calano sempre come un mantello nero sulla gente ed iniziano anche così.
Michele
STRANILUOGHI