Ho incontrato un amico che non vedevo da un po’, una chiaccherata ad una sagra di paese, gli chiedo come va sul lavoro, ha un’azienda che asfalta strade, lui mi racconta che ha appena terminato un lavoro notturno, 16 rattoppi di asfalto su una rotonda, mai fatti prima.
Non conveniva farla tutta, rimando io?
Non avevano abbastanza soldi, intanto vanno avanti con quelli…
Poi va avanti raccontandomi, devo dire con una calma, che mi colpisce molto, la sua situazione tributaria…
L’azienda di riscossione delle imposte ci chiede il conferimento delle tasse anche sulle fatture non pagate, fatture che sono state emesse per lavori eseguiti ma mai pagati.
I dipendenti ovviamente continuiamo a pagarli ma abbiamo esaurito i soldi risparmiati negli anni di lavoro, non ne abbiamo più…
Non ci sono più soldi in cassa, lo stato sta prendendo i risparmi delle aziende, quelle che in questi hanno potuto e saputo risparmiare.
Dopodiché le aziende chiuderanno per fallimento o liquidazione non potendo più pagare le tasse che lo stato richiede, ma se le aziende falliranno, in numero sufficiente anche lo stato stesso fallirà e siamo prossimi al punto di non ritorno in cui il committente non ha abbastanza soldi per pagare e conseguentemente anche l’esecutore dei lavori fallirà.
A chi giova questo gioco al massacro?
Non a chi lavora nel paese ma ai sistemi finanziari esterni, che giunto lo stato di crisi si offriranno di finanziare lo stato morendo de facto commissariandolo ed acquisendone i beni sotto forma di garanzie disponibili.
Michele
STRANILUOGHI